Questioni di famiglia
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Questioni di famiglia

 

"Mi sono sempre chiesta se i fantasmi esistono davvero," rifletté Dolores ad alta voce, sorseggiando la sua tisana fumante. I suoi occhi si posarono sulla figura che fluttuava appena sopra i cuscini del divano. "Mia nonna ci credeva davvero, convintamente. Le storie che ci raccontava da bambini avrebbero fatto rizzare i capelli sulla testa anche alle statue."

L'apparizione annuì, mentre il suo sguardo si posava sull'antico orologio da salotto che ornava il camino. Le lancette si approssimavano verso la mezzanotte, i secondi scivolavano via, e l'anziana donna notò come lo spirito controllasse l'ora con attenzione, e sorrise tra sé.

"Per anni, ho negato l'idea che la nostra casa fosse infestata, ma evidentemente mi sbagliavo," disse Dolores con un sospiro, stringendosi nelle spalle ossute. "Sei tu il motivo per cui la nostra famiglia non è mai riuscita a vendere la proprietà e a trasferirsi. Mia nonna si sentiva sempre intrappolata qui. Anche i miei genitori hanno cercato di liberarsi di questa casa, ma senza successo. Sembra che anche io sia destinata ormai a vivere qui per il resto dei miei giorni. Tutto a causa del tuo rifiuto di andartene."

L'apparizione scosse la testa. "Non me ne andrò mai. Dopotutto, dove dovrei andare? È risaputo che uno spirito non può avere pace a seguito di una morte violenta. Lo dice il regolamento."

"Quale regolamento?”

"Quello che regola la nostra presenza nelle case infestate. Non ti dico quanti protocolli, qualcuno potrebbe pensare che con la fine della vita fisica finisca anche la burocrazia, ma ti assicuro che non è così."

"Non so se crederti. Ho studiato legge da ragazza, posso vedere questo regolamento?"

"No, non puoi. Ti basti sapere che sono destinata a infestare questo posto per l'eternità. E se la casa verrà demolita, infesterò qualunque cosa costruiranno al suo posto, è un comma specifico se te lo stai chiedendo. Mi dispiace essere ripetitiva e tutto sommato banale, ma no, non me ne andrò mai."

"Ma guarda che tu non sei morta in modo violento. La nonna ha sempre detto che una notte sei caduta dalle scale e ti sei rotta il collo. Quindi, in realtà, non sei obbligata a infestare questo posto perché si è trattato di un incidente."

"Credi davvero a queste vecchie storie, eh? Non è stato un incidente, sono stata assassinata."

"Assassinata, certo."

"Non fare l'ironica, non sei capace. Lo sapevano tutti che è stato mio marito a uccidermi, quel mascalzone. All'epoca purtroppo non esisteva ancora la scienza criminale."

"La scienza forense," intervenne Dolores, correggendo lo spettro.

"Quello che è. Suppongo che in quegli anni un colpo in testa ben assestato potesse sembrare molto simile a un collo rotto per una caduta."

"La nonna diceva invece che bevevi troppo. E che probabilmente sei inciampata in un gradino e questo ha provocato l'incidente."

L'apparizione sembrò agitarsi. "La tua vecchia nonna... raccontava fandonie perché non le sono mai stata simpatica."

"Mi sembra il minimo."

"Anche tua madre era proprio come lei."

"Perché attaccare mia madre? Cosa ti ha mai fatto?" domandò Dolores indignata.

"E tu sei proprio come loro," continuò l'apparizione. "Spaventare a morte i tuoi figli con quelle vecchie storie di famiglia. E ora fai ascoltare ai tuoi poveri nipoti quelle stesse sciocchezze come se fossero la verità rivelata, ma non c'è un briciolo di realtà in nessuna delle cose che racconti."

Si sorpresero entrambe a guardare l'orologio, che continuava a ticchettare mentre la lancetta dei minuti avanzava lentamente ma inesorabilmente.

Dolores posò la tazza con un gesto deciso, e si sedette con compostezza e dignità, chiaramente seccata per aver sentito la sua famiglia denigrata.

"Ho semplicemente trasmesso le storie così come mi sono state raccontate. Inoltre, spaventare i bambini fa sì che si comportino bene. Questa tecnica ha tenuto me e le mie sorelle in riga, ha funzionato anche con i miei figli, e funzionerà pure con i miei nipotini. È diventata ormai una tradizione di famiglia."

"Sei seria? Funziona davvero? Non vorresti conoscere invece come sono andati i fatti per davvero?"

"Certo, ma non vorrei trattenerti troppo. È sempre valida la regola che se il tuo spirito rimane qui oltre la mezzanotte i demoni ti trascineranno dritta all'inferno?"

"Così dice il regolamento. Posso comunque vantarmi di non essere mai stata in ritardo, non in cento anni, né mai lo sarò per tutta l'eternità."

Due minuti alla mezzanotte. L'orologio ticchettava inesorabilmente.

"Prima di andare allora dimmi la verità. Cosa è realmente successo quella notte? Tuo marito ti ha davvero ucciso o eri ubriaca come dicono tutti?"

"Mio marito... sospettavo da un po' di tempo che avesse una relazione con quella servetta, ma una notte li ho colti sul fatto. Immagina, nella mia casa... questa casa! Proprio sotto il mio naso."

Un minuto alla mezzanotte.

"Erano su nella torre campanaria, sai, si intrattenevano... Sono salita per le scale senza fare rumore e li ho trovati lì, a fare l'amore. Quando mi hanno visto hanno riso di me, così li ho sistemati per bene, tutti e due!" disse l'apparizione con fervore.

La lancetta dei secondi avanzava spazzando via gli ultimi secondi. Dolores sentì i meccanismi dell'orologio scattare mentre il vecchio meccanismo si preparava a rintoccare la mezzanotte.

"Come hai fatto?"

"Ho pugnalato entrambi. Mio marito non se lo aspettava, mi considerava una pavida, così è stato abbastanza facile colpirlo, colto di sorpresa."

L'apparizione rise a crepapelle.

"Ma non capisco," intervenne Dolores. "Se lo hai ammazzato tu come avrebbe fatto lui a ucciderti?"

"Quel maledetto... Non è morto subito, e prima di spirare è riuscito a rialzarsi e colpirmi con una lampada, rompendomi il collo. I poliziotti che avevamo qui all'epoca, beh, non erano in grado di distinguere un collo rotto da un'unghia incarnita. Figuriamoci ricostruire la scena di un delitto. Quando mi hanno trovato in fondo alle scale, hanno supposto che fossi inciampata."

"Ho un'ultima domanda. Hai detto che una morte violenta non lascia riposare uno spirito. Cosa è successo allora a tuo marito e alla sua amante? In tutti questi anni, perché non li ho visti o sentiti infestare questo vecchio posto, perché invece ho visto solo te?"

"Li tengo chiusi nella torre campanaria. Per il modo in cui mi hanno trattato, mi divertirò a tormentarli per sempre."

"E questo è consentito dal regolamento?"

"No, non sarebbe permesso. Per questo devo farmi trovare lì a ogni mezzanotte, altrimenti verrei scoperta."

Proprio allora l'orologio batté l'ultimo rintocco.

"Rimarrà il nostro piccolo segreto," disse l'apparizione mentre si dissolveva.

Quando l'orologio tornò a ticchettare normalmente ogni cosa appariva tranquilla.

Dolores sentì dei passi leggeri scendere le scale. Suo marito entrò nel salotto strofinandosi gli occhi dal sonno.

"Mi sembrava di averti sentito chiacchierare con qualcuno, eri al telefono?"

"Ma no, stavo solo parlando ad alta voce con me stessa. Torna a letto," disse Dolores.

"Vieni a dormire anche tu, domattina presto dobbiamo incontrare gli agenti immobiliari."

"Non sono convinta di voler vendere la proprietà," fece la donna mostrandosi perplessa.

Suo marito si passò una mano sul mento. "Non sarà ancora per quella storia dei fantasmi, vero? Non esistono case infestate."

"Fantasmi? Quali fantasmi?" sorrise Dolores. "Penso solo di essere troppo legata a questo posto. Una questione di famiglia."

 

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