Tra i denti
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Tra i denti

Grazie.
Anche se in una parola non entra lo stato di grazia che provo.
Eppure, tanto poco o poco così tanto è bastato. Sento la condensa tra le dita, vedo al di là dell’orizzonte. Gli uccelli in basso migrano, gli aerei in alto spostano mucchi di persone da un lato all’altro del mondo. E io qui, nel mezzo, fermo in sospensione nell’aria.

È stato lampante, la sera che ci siamo conosciuti. Venendomi incontro, con il calice tra le dita, ho visto lo spazio intorno a te distorcersi sotto la forza del tuo entusiasmo, l’energia di luce ch’emani. Non sei vecchio come immaginavo, hai detto. Ma decine di vite ho vissuto. E mai sono stato così grato d’essere morto tante volte solo per risorgere quella sera. Che tutto fosse mosso dal lavoro è un dettaglio, per me, anche se non abbiamo parlato d’altro. E solo piccolissimi slanci mi sono concesso verso lidi d’astuzie giocose. Che chissà se hai colto. Ma in ogni sillaba sulla strategia aziendale, sul marketing, sul problem solving, sulla necessaria riorganizzazione interna dei reparti era celata una corte per te.
E che poi, a cena, capitassi seduta davanti a me, l’ho preso come un segno divino. Anche se Dio è solo paura. E il mio Dio è già paura di non essere tuo. Tanto che, mentre mangiavi, non desideravo altro che farmi cibo. Non desideravo che incastrarmi nello spazio tra i tuoi denti.
L’immagine di una bambina che si succhia il dito, mi davi. Un universo sconosciuto verso il quale mi metterei in viaggio subito. Solo. Nelle vite che celi nei sorrisi composti.

Ti ho rivista, da allora, per un altro aperitivo di lavoro. Hai simpatia per me, e fiducia professionale. Se ci alleiamo possiamo fare grandi cose per l’azienda, hai sussurrato. E io ti ho risposto come sull’altare di una chiesa persa tra i monti. Ma so del tuo divorzio. Conosco la quiete necessaria. Sono consapevole che fuori dall’ufficio, oltre la porta a vetri, di là dal grande parcheggio, io potrei per te non esistere mai.
E però io so chi sono, sono chi sono, sono cosa provo. Me l’hai ricordato.
Dunque, anche solo per questa reminiscenza, grazie. Un grazie muto, stretto tra i denti.

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