Da qualche tempo accarezzavo l'idea di raccontare la vita di Girolamo Amico, un signore sui settant'anni, che conobbi una sera al bar Garibaldi, in quella che era prima chiamata Ruga de Mineu, a qualche decina di metri dalla famosa focacceria cittadina. In quel primo incontro mi si presentò minuto e dal tono di voce pacato, portava con sé dei fogli fotocopiati, la cui intestazione era "Mercati storici di Palermo + 8 marzo" by Amico Girolamo poeta on the road. Sotto, tre poesie scritte a mano, in dialetto, con rima baciata. Non distribuiva le fotocopie a caso, ma solo a chi secondo lui le meritasse. Da quella volta c'incontrammo quasi ogni sera, tranne il venerdì, giorno in cui andava a ballare il rock e roll, non si sa bene dove. Ben presto capii che l'impresa di raccontare la sua storia non era affatto semplice, per almeno due motivi: la quantità di cose che Girolamo diceva di aver vissuto e, soprattutto, la loro variabilità. Era possibile che una sera affermasse di aver vissuto prima a Toronto e poi a Parigi e la sera successiva dicesse il contrario; poteva giurare di essere stato autista dei Rolling Stones, per smentirsi dicendo che li aveva conosciuti, ma che in auto aveva accompagnato in giro per Londra Tom Waits, un'altra volta era stato autista di entrambi. La sua storia era una sorta di libro di sabbia senza un reale inizio o fine, in cui era impossibile leggere due volte la stessa pagina e tra una storia e l'altra poteva sempre spuntarne una terza, rendendo la narrazione della sua esistenza di fatto infinita. Quindi i fatti non devono esser presi come tali, ma per quello che sono: discussi ri tavienna.