Ho letto Stig Dagerman anni fa, prendendo in prestito un libro dalla copertina brutta, grumosa, scoprendo che l'autore quei racconti superbi li aveva pubblicati alla mia età. Lo stile e la caratura delle storie avevano il potere di farmi piangere senza il bisogno di premere su creazioni eccessive: Dagerman racconta di persone confinate nelle loro vite, concentrate in luoghi riparati dalla neve e dal freddo, sole, spinte da pulsioni che non hanno nulla a che fare con la sopravvivenza; Dagerman li ritrae mentre affrontano il dolore e lo fa con uno sguardo straordinario, attento a non lusingare mai il lettore, premuroso con i più deboli, con i dimenticati, e lontano da ogni giudizio morale.