È buio.
C'è un buio denso, quasi materico, che al ragazzo, chissà perché, fa venire in mente la placenta, un involucro cui è tornato a forza di sottrazioni. È uno spazio di cui conosce i confini, ma non è più in grado di capire dove si trovi.
Sente una voce.
È sua madre – non è chiaro se da fuori o da dentro quel buio – che con il tono di quando è pronto il caffè gli domanda cosa stia facendo. Il ragazzo sorride, in mezzo a tutto quel buio ha un suono da seguire e corre verso la voce.
Ma non ha gambe.
Anzi le ha ma sono spezzate, e le ossa escono dalla tibia, ed escono dal ginocchio. Per fortuna non sente dolore ma non può muoversi, non può andare verso la voce di sua madre che gli chiede cosa stia facendo. E allora, in quel buio che sembra gli si stringa attorno, avvolto da una placenta che ha la forma dei confini di uno Stato che non riconosce, per non morire di paura inizia a cantare.
Canta.
Canta ma non capisce cosa dice. È strano non capire le proprie parole, ma il ragazzo continua a cantare una canzone che non conosce, perché con le gambe spezzate, e con quei pezzettini di ossa che gli escono dalla carne, e sono bianchi, e spuntano come piccoli appendiabiti, non può fare altro che cantare. Si accorge che pure le braccia penzolano dal gomito. Si domanda perché non senta dolore. Non sa come ha fatto a mettersi seduto, forse ce l'hanno messo, ma senza gambe, e senza braccia, non gli resta che rispondere alla voce di sua madre cantando in quella lingua strana, piena di parole che sembrano spezzate, proprio come i suoi arti.
Non la conosce?
O forse la conosceva? E se la conosceva gliel'hanno strappata, gli hanno spezzato pure la lingua? Forse è questo, gli hanno spezzato persino la lingua.
Ora ricorda: il buio è casa sua.
Gli hanno spezzato anche quella.
Hanno proceduto in quest'ordine: casa – perché non avesse più un posto dove sentirsi protetto – gambe – perché non potesse scappare – braccia – perché non potesse chiedere aiuto – lingua – perché non potesse ricordare. Infine gli spezzano anche la voce, per non farlo cantare più. Sua madre gli chiede cosa stia facendo e il ragazzo prova a risponderle. Ma non ha voce, le parole gli restano nella testa. Quando gli spaccano pure quella.
Poi si sveglia.
Si sveglia?
Gianluca Cataldo
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