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DMC - 12, stainless steel - Luca Moretti

#1 Live the dream
«Non c'è mai stata un'epoca più entusiasmante di questa in cui vivere, un tempo di crescenti meraviglie e di progressi eroici. Come dicono in Ritorno al Futuro: "Strade?! Dove andiamo non c'è bisogno di strade"».

Erano le 11:39 del 28 gennaio 1986 e lo Space Shuttle Challenger esplodeva dopo solo settantatré secondi dal decollo, per la prima volta assistevamo alla morte a reti unificate, ma Ronald Reagan non sembrava ricordare quella tragedia che si era consumata solo pochi giorni prima, il Dipartimento di Stato Americano si era limitato a spostare di una settimana l'annuale Discorso sullo Stato dell'Unione.

Anime naviganti non identificabili spargevano umori vitrei nello spazio e il quarantesimo presidente degli Stati Uniti non trovava maniera migliore di iniziare il suo discorso: la frase sussurrata da Doc a Marty McFly a bordo della macchina del tempo, una DeLorean DMC - 12, un'auto che, almeno nella fantasia, non sarebbe mai esplosa, ma che, altrimenti, avrebbe trasportato l'America, il mondo intero, noi tutti, nel futuro.
Cioè oggi.

Cosa può fare di un oggetto, di un'entità materiale, un mito? Il contatto, l'impressione che l'uomo riesce a infondere in esso, certo, il permanere nel tempo, nell'immaginario, ma anche nella realtà degli altri uomini, i sogni che riesce a catalizzare, le morti e le vite che ne derivano, la fortuna e la sfortuna, la gioia e il dolore, gli applausi del pubblico ma, soprattutto, le lotte del Popolo come del singolo. In una sola parola, l'immortalità.
L'ossidazione della materia sottrae elettroni, il metallo, a contatto con l'ossigeno, perisce, l'immortalità, questo deve essere stato il sogno di John Zachary DeLorean, l'ingegnere che diede il nome alla DMC - 12, l'auto inossidabile, priva di vernice e stucchi, di ogni materiale incline al volere del tempo, una materia impossibile da scalfire, eterna.
L'immortalità di un sogno durato poco più di un attimo.
Nel 1982, a solo un anno dall'inizio della produzione industriale della DMC - 12, la Delorean Motor Company era già al collasso finanziario e John era pronto a tutto pur di non far tramontare il suo sogno.
Fu così che conobbe James Hoffman, senza sapere che fosse un narcotrafficante e un informatore della Drug Enforcement Agency. La prima volta si incontrarono nel retro di un piccolo bar. In quel periodo Hoffman aveva convinto l'FBI che poteva facilmente incastrare William Morgan Hetrick, uno dei più grandi importatori di cocaina dal sud America, in un affare di riciclaggio di denaro, e che nel gioco poteva distruggere anche John Zachary DeLorean: «Ho incontrato DeLorean, e siccome ha bisogno di soldi per tenere in produzione la sua auto, posso portarlo facilmente a voi».
Il Federal Bureau of Investigation era interessato a DeLorean per i rapporti che John aveva con il governo britannico e con l'Irlanda del Nord, dove veniva prodotta la DMC - 12. Il quattro settembre Hoffman chiamò DeLorean con buone notizie, disse di aver messo su un affare con dei colombiani per trenta milioni di dollari, era un affare semplice, utilizzando la banca internazionale Eureka Saving and Loan potevano ripulire quel denaro senza avere grossi problemi e la Delorean Motor Company ne avrebbe tratto un grande vantaggio economico. In quel momento esatto DeLorean capì che stava navigando in acque pericolose.
Il 20 Ottobre scrisse una lettera al suo avvocato.

Tom, domani andrò a Los Angeles per compiere un piccolo miracolo!
Avrò indotto il crimine organizzato a donare letteralmente 10 milioni di dollari per riaprire la fabbrica di Belfast, e quando lo scopriranno non potranno farci niente! Hoffman, Benedict, Hetrick senza dubbio fanno parte del crimine organizzato e la Eureka Savings and Loan è la banca usata per riciclare il denaro. Il loro affare della cocaina è progettato in modo che io risulti implicato, cosicché non mi curi troppo dell'origine dei loro fondi. Quando domani consegneranno i 10 milioni di dollari alla Eureka entreranno in una fabbrica ancora posseduta dal governo britannico. Gli azionisti della DMC continueranno a possedere la compagnia e a controllare tutto: l'organizzazione di Hoffman avrà donato 10 milioni di dollari alla fabbrica di Belfast e non avrà ottenuto virtualmente niente - una posizione minoritaria in una fabbrica posseduta dal governo e situata nella Belfast devastata dalla guerra!
Ovviamente volevano controllare la DMC per trasferire e riciclare denaro sporco: quando scopriranno che non possiedono e controllano niente rimarranno di sasso!
Il motivo per cui sono convinto che non reagiranno, è che se facessero una qualsiasi mossa, contro di me o contro la compagnia, distruggerebbero la loro intera operazione di riciclaggio alla Eureka. Quando cominceranno a farsi sentire dirò loro che c'è una lettera da aprire nel caso dovesse accadermi qualcosa.
Se mi sbaglio, e la mia morte è procurata da cause assolutamente naturali, porta questa lettera alla polizia, altrimenti distruggila. Tom, prenditi cura della mia famiglia.
Dio ti benedica,
John DeLorean
DeLorean aveva dato al suo legale istruzioni precise: «Questa lettera sigillata deve essere fedelmente custodita da te per due anni, nel caso della mia morte in questo arco di tempo, apri la lettera e segui le istruzioni; se invece sono vivo e sto bene rispediscimi la lettera chiusa».
John era pronto a morire per la sua idea, per il suo sogno, la fabbrica di Belfast doveva tornare a produrre la sua auto. Inviò la lettera e salì sul primo volo per Los Angeles dove incontrò James Benedict, il presidente della Eureka (che in realtà era un agente del FBI) in una stanza dello Sheraton, era in compagnia di Hoffman. Disse loro che la Delorean Motor Company era prossima al crack finanziario, ma non tutto era perduto. C'era bisogno subito di dieci o dodici milioni di dollari.
A quel punto Benedict tirò fuori una valigia carica di cocaina incalzando: «Questa risolverà tutti i tuoi problemi, è meglio dell'oro, l'oro pesa di più per l'amor del cielo, però...».
Hoffman alzò il telefono e ordinò dello champagne per brindare alla nuova unione, poco dopo la porta della stanza si aprì ed entrò l'agente Jerry West del FBI. «Salve, John. Sei in arresto per violazione delle leggi sui narcotici».
Era la notte del 21 ottobre 1982 e l'FBI traeva in arresto John Zachary DeLorean mettendo fine per sempre al sogno di immortalità di un uomo, o forse no.

#2 Stainless steel
Ingegnere di successo, padre della Pontiac GTO, la prima muscle car americana, dandy raffinato e uomo sensibile ai problemi dell'integrazione razziale, frequent flyer del Concorde e cliente già negli anni settanta di un chirurgo estetico, John DeLorean aveva tutto, eppure una sincera ambizione andava oltre i vezzi di carattere estetico che pure adombravano la sua persona: costruire un'auto immortale, veloce e alla portata di tutti, un'auto che avrebbe inciso il suo nome nel novero del mito.
Così nacque la DMC - 12 (dodicimila dollari doveva essere il prezzo di vendita al pubblico) una vettura caratterizzata dalle portiere ad ali di gabbiano, una sportiva a due posti confortevole anche per le persone alte che «il proprietario avrebbe venduto perché era stufo di guidarla, non perché era diventata un rottame».
La vettura avrebbe avuto un rivestimento in acciaio inossidabile unito a un singolare telaio a doppia forcella immerso nell'antiruggine. Il design fu affidato all'italiano Giorgetto Giugiaro mutuando il concept da un precedente irrealizzato: l'Alfa Iguana; la parte tecnica fu invece affidata a Colin Chapman, fondatore della Lotus, che ideò il telaio monotrave ad Y, le sospensioni e la scocca in materiale composito.
A causa di un mancato accordo con la Porsche per le motorizzazioni, DeLorean dovette accontentarsi di un Douvrim PRV 2800 V6P a 90 gradi in lega leggera a due alberi a camme in testa di soli 130 cavalli, nato da una join venture tra Peugeot, Renault e Volvo. Il motore fu montato posteriormente e lo spazio di carico anteriore fu limitato, su diretta indicazione di John DeLorean, a «un set completo di mazze da golf», perché l'auto doveva rappresentare il «ricco bastardo, che ce l'ha fatta!». La General Motors fornì l'impianto di climatizzazione mentre John volle disegnare il cruscotto di suo pugno.

#3 Made in Belfast
Dopo aver tentato di aprire la fabbrica a Portorico, DeLorean ottenne un'indicazione di finanziamento dal governo britannico: l'Irlanda del Nord negli anni ottanta era uno dei luoghi più instabili al mondo, erano gli anni dell'IRA, dell'esordio degli U2 e degli Hungry Strikes. Bobby Sands moriva dopo un lunghissimo sciopero della fame nel carcere di Maze e Margaret Thatcher si convinceva che avrebbe potuto controllare l'Irlanda del Nord sanandone l'economia con una serie di interventi mirati.
In un ambiente costantemente sconvolto dalle lotte tra fazioni opposte, la Delorean Motor Company ottenne un finanziamento a patto di assumere il 50% di operai protestanti e il 50% di operai cattolici, il governo britannico volle però prima vedere un prototipo.
DeLorean aveva già dato fondo ai suoi risparmi per due prototipi mal riusciti, fu Giugiaro a trarlo d'impaccio durante un incontro al Salone di Torino dove l'italiano stava presentando il disegno della nuovissima Panda 30: avrebbero potuto aggirare facilmente la richiesta del Regno Unito camuffando una fiat X 1/9, l'auto "targa" di Bertone, già prodotta in serie dalla casa automobilistica italiana e molto simile all'auto sognata da John.
In un tempo record di diciotto mesi quello che era un pascolo di mucche a Dunmurry, un sobborgo di Belfast, diventò la fabbrica della Delorean Motor Company, con 2.600 dipendenti, metà cattolici e metà protestanti, 2.600 operai irlandesi che costruivano auto per i borghesi americani.
John Zachary DeLorean aveva realizzato il suo sogno, le prime DMC - 12 uscirono dalla fabbrica nel marzo del 1981 e, risolti alcuni problemi tecnici iniziali, nel Maggio 1981 presero l'oceano verso gli Stati Uniti.
Alla fine dell'anno la DMC aveva guadagnato venticinque milioni di dollari ed era l'unica compagnia automobilistica ad avere un bilancio in attivo in tutto il Regno Unito. Per il 1982 DeLorean decise di aumentare la produzione a 14.700 pezzi, quasi raddoppiando quella dell'anno precedente, ma mancavano i fondi.
La fabbrica aveva appena aperto e si era già creato un problema di capitale: c'erano ordinazioni per tre anni di produzione completa ma senza finanziamenti di sorta. In aggiunta la General Motors, irritata dall'iniziale successo di DeLorean, aveva convinto gli autosaloni americani affiliati a non vendere la DMC - 12. Numerosi scioperi dei trasportatori e una pesante crisi del mercato automobilistico americano, crisi in cui la DMC -12, con il suo prezzo di 25000 dollari (quasi il doppio dei 12.000 preventivati) si posizionava come auto di lusso, misero in ginocchio la Delorean Motor Company a un solo anno dall'avvio della produzione.

Nel febbraio del 1982, data l'impossibilità da parte di DeLorean di pagare gli interessi contratti, Il governo del Regno Unito, ora sotto il controllo del partito conservatore, mise la compagnia in mano a un curatore fallimentare. Dopo il fallimento furono ultimati appena 918 esemplari da una ditta incaricata dal governo, la stessa ditta smantellò poi tutta la catena di montaggio.
Furono costruiti in tutto 8.583 esemplari in tre modelli pressoché identici, «una delle auto più attese della storia», recitava lo spot televisivo del 1981, per molti «ricchi bastardi» americani la fine dell'attesa fu però deludente. Il neo della DeLorean era senza dubbio il motore, i 130 cavalli del PRV impallidivano al confronto con i propulsori delle GT dell'epoca. Ciononostante, le ali di gabbiano, il telaio a doppia forcella, l'impianto frenante, le sospensioni, l'iniezione elettronica, e il motore montato posteriormente erano caratteristiche che la resero assolutamente unica. Le DMC - 12 furono vendute sino a metà del 1983, poi nessuna auto fu più assemblata.

#4 Back to the future
Quando nel 1985 il primo film della saga Ritorno al futuro uscì nelle sale americane la Delorean Motor Company era già chiusa da più di un anno.
In origine la macchina del tempo doveva essere un frigorifero, la produzione era però preoccupata che i ragazzi si potessero accidentalmente chiudere all'interno dei frigoriferi per imitare la scena, trovò così più conveniente che la macchina del tempo fosse un mezzo di trasporto.
Negli anni ottanta le automobili erano, più che in ogni altra epoca, un oggetto di culto, una mirabile estensione dell'io per gli uomini di tutte le classi sociali. Tutto l'immaginario ruotava intorno al rapporto quasi estatico tra l'uomo e il motore: l'Aston Martin di 007, la Gran Torino di Starsky & Hutch, la Ferrari di Magnum PI, ma anche il Maggiolino di Dylan Dog. L'auto rappresentava la compagna ideale, la protezione, una corazza e un prolungamento dell'io verso il luogo dove, nella velocità del tachimetro, si stagliava l'immortalità dell'uomo.
La DMC – 12 era già tutto questo, era un mito pronto per essere raccontato, si prestava pienamente alle intenzioni di Robert Zemeckis e Bob Gale (regista e sceneggiatore della saga) grazie alle sue forme avveniristiche, al suo design che rendeva possibile la piena identificazione con la "macchina del tempo". Nei sogni dei giovani, era già, senza ulteriori modifiche, un mezzo del futuro.
Inoltre la Delorean Motor Company in quanto fallita non avrebbe più prodotto quell'auto e questo da una parte proiettava la DMC – 12 nel mito dell'irriproducibilità, dall'altra garantiva ai produttori del film ampie coperture da eventuali richieste di diritti per l'utilizzo del marchio.
Nel 1984 Zemeckis mise un annuncio sulle principali riviste automobilistiche americane, cercava tre DMC - 12 in discrete condizioni; l'operazione costò in totale 50.000 dollari e le auto furono portate in blocco a Hollywood. Quattro anni dopo, per il secondo film, furono comprate altre tre DMC – 12.
Fu come scritturare una protagonista: non si trattò di un cameo, la DMC - 12 è l'eroina di Ritorno al futuro e il grande successo della trilogia contribuì definitivamente a lanciare l'auto nell'immaginario collettivo mondiale. Dopo aver visto quella pellicola, in tutto il mondo, la gente iniziò a venerare la DMC -12, probabilmente senza averla mai vista o guidata realmente.
Ritorno al futuro affidò la DMC - 12 nelle braccia del mito salvando così per sempre il sogno di John Zachary DeLorean.
Il 16 agosto 1984 il primo film della saga era ormai completato e pronto per essere distribuito in tutte le sale dalla Universal Pictures; alle 12:20 di quel giovedì mattina John Zachary DeLorean veniva assolto da tutti i capi d'accusa di illecito sui narcotici, la lettera scritta al suo avvocato solo due anni prima aveva convinto la giuria: il padre della DMC - 12 era stato incastrato.
La vita e l'immagine di John subirono comunque un duro colpo da quel processo, negli anni a seguire preferì osservare a distanza le peripezie temporali della sua auto nelle pellicole di Zemeckis che approdarono con grande successo nelle sale di tutto il mondo: rispettivamente nel 1985 (Back to the Future), nel 1989 (Back to the Future Part II) e nel 1990 (Back to the Future Part III).

#5 Re-live the dream
Il 3 maggio del 1999, con una lunga intervista sul «San Diego Union Tribune», il giornalista Uri Berliner tornava a dar voce a John DeLorean.
A settantaquattro anni l'ingegnere raccontava di voler tornare a produrre la DMC - 12: «Le auto sono nel mio sangue, sono davvero l'unica cosa a cui ho mai lavorato... La chiave nell'industria automobilistica è creare emozioni, ci sono pochissime macchine per cui tutti morirebbero... Mi è appena arrivato lo sportello del cassetto del cruscotto di una vecchia DMC -12 che una donna vuole che autografi per suo marito...».
John Zachary DeLorean è morto il 19 marzo del 2005 nella sua tenuta in New Jersey all'età di ottanta anni, in seguito a complicazioni legate a una grave forma di ictus.
Poco prima di morire ha ceduto tutti i diritti della Delorean Motor Company a una società Texana che ha ripreso a lavorare sulla DMC – 12, restaurando le auto in circolazione, rigenerando i pezzi di ricambio e creando una lunga serie di gadget dedicati all'auto immortale.
Il business principale della DMC texana è stato fino a oggi il restauro, la compravendita e la personalizzazione delle vecchie DMC-12, ma con il Low Volume Motor Vehicle Manufacturers Act è iniziata una nuova fase: il governo federale americano ha infatti per la prima volta riconosciuto la differenza tra i classici carmaker e le piccole factory che producono repliche o modelli particolari. Potranno essere costruite fino a 300 nuove DeLorean all’anno a patto che il motore rispetti il Clean Air Act. L'auto immortale torna così oggi in produzione.

È grazie ai film di Zemeckis, ma anche al lavoro di questi ingegneri e artigiani, che il sogno di DeLorean è sopravvissuto. Un'auto che ha segnato il successo e il declino di un uomo e di una generazione, un mezzo che ha saputo rendere gli orizzonti intangibili di un sogno, con delle ali di gabbiano che l'hanno fatta volare oltre il tempo della sua creazione, e ancora oltre, fino a oggi.


Luca Moretti


DMC – 12 Specifiche motore

Tipo: PRV 28F V6
Cilindrata: 2850 cm³
Alesaggio*corsa: 91*73 mm
Rapporto di compressione: 8,8 : 1
Potenza: 96 Kw/130 CV SAE a 5500 giri/min
Coppia max: 208 Nm a 2750 giri/min
Accelerazione: 0-100 km/h in 9,6 sec
Velocità max: circa 210 km/h

Documenti

>> Brochure 1981
>> Technical Information Manual
>> Owners manual
>> DMC – 12, the facts
>> Back to the future – 4th draft (1984)

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