Formiche e avvoltoi, mendicanti e milionari, rocce e onde. Rio, quel luogo dove tutto vive liberamente e si muove ad un ritmo proprio attraverso un paesaggio indescrivibile.
Formiche e avvoltoi, mendicanti e milionari, rocce e onde. Rio, quel luogo dove tutto vive liberamente e si muove ad un ritmo proprio attraverso un paesaggio indescrivibile.
Le persone che passano per le vie non si conoscono. Al vedersi immaginano mille cose uno dell’altro, gli incontri che potrebbero avvenire tra loro, le conversazioni, le sorprese, le carezze, i morsi. Ma nessuno saluta nessuno, gli sguardi s’incrociano per un secondo e poi si sfuggono, cercano altri sguardi, non si fermano.
Italo Calvino, "Le Città Invisibili", 1972
"Invisible Cities" è un progetto che ha portato l'autore a viaggiare attraverso le maggiori capitali europee. Le città vi sono intese come un mosaico: mondi che si sfiorano ma che non penetrano mai realmente l'uno nell'altro. L’autore scatta prevalentemente in digitale e in questo lavoro la fase di post-produzione ricorda le tecniche usate in camera oscura. La scelta dei neri bucati, in qualche modo, vuole nascondere la città per far emergere i soggetti che la vivono.
Un percorso percettivo dove le dinamiche dell'osmosi si palesano attraverso l'uso del collage. Grazie a questa tecnica cinema e pittura dialogano sullo stesso piano, si scambiano, accorciano le distanze tra la cornice e lo schermo.
Un viaggio iniziato per caso.
Nelle Città di Sabbia le dune e il tramonto sono strade, parchi, edifici, centri e periferie. L'orientamento è regolato da un meccanismo interiore. Tutto è sottomesso alla lentezza e nell'aria liquida restano impressi i gesti dei secoli, i volti segnati dal vento di sabbia. Anche di notte si allungano ombre, come fumi che strisciano dal passato.
Città di città - Ritratti di un quartiere
Il quarto dei reportage fotografici di Miriam Di Domenico